SE ENTRATE ….VI PERDERETE

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Mondi Paralleli

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Donna Riflessa….

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Racconto di una Fata….

fantasia

Cera una volta tanto tempo fa in un bosco un regno incantato abitato dalle fate.
Il posto era bellissimo, sembrava quasi uscito da un dipinto di un pittore, le case erano delle piccole capannine contornate di fiori e di stelle brillanti di tutti i colori ed i loro vestiti erano azzurri come il cielo. Di notte le fate si radunavano sempre per fare grandi balli al chiarore della luna e dalle loro mani si spargeva una polvere magica che rischiarava il cielo.
Questo splendore rischiarava tutta la vallata e nel paese tutti erano felici di sapere che c’erano quelle magiche creature nel bosco, anche se nessuno aveva mai osato andare a curiosare.

Una notte però durante il ballo la loro principessa cadde a terra come morta e le sue compagne cominciarono a preoccuparsi e a chiedersi il perché e decisero di andare al villaggio a chiedere aiuto. Strada facendo incontrarono una ragazza che viveva nel bosco da tanto tempo perché amava la natura e gli animaletti del bosco. Si chiamava Rebecca ed era vestita di seta rosa; i suoi splendidi capelli rossi erano tirati da una coroncina di fiori. Non si allontanava mai dalla sua casetta perché doveva occuparsi del suo giardino e del suo orto dove coltivava delle erbe medicinali con le quali a volte curava i piccoli amici del bosco. Scoiattoli, uccellini, coniglietti, anatroccoli, tutti, proprio tutti le volevano un gran bene. Quel giorno Rebecca era tutta presa a ricamare seduta vicino al torrente e sentendo i passi da lontano alzò lo sguardo e vide le fate che chiedevano aiuto ad alta voce.

Lei si alzò da terra e andò loro incontro chiedendogli: “Che succede ? Perché urlate tanto?” E loro risposero: “La nostra principessa è caduta come morta durante il ballo e non riusciamo a capire cosa sia successo”.
La ragazza vedendole disperate decise di andare con loro. Giunta vicino alla casina della Principessa Harlen si chiese come poteva fare ad entrare in una casa così piccola, ma le fate le dissero di non preoccuparsi perché loro sapevano come fare. Così le si misero attorno e con il solo tocco delle mani la fecero diventare piccola piccola, come un uccellino.

Ella entrò e vide la bella principessa sdraiata sul letto, quasi morente. La ragazza allora disse loro che la principessa era in fin di vita perché aveva perso la polverina magica che sprigionava dalle mani

Le fate le chiesero come potevano fare per guarirla e la ragazza rispose loro di andare vicino al ruscello per raccogliere dei fiori di loto pieni di rugiada. Avrebbe poi pensato lei a preparare la medicina adatta per Harlen. Le fate andarono vicino al ruscello e raccolsero una grande quantità di fiori di loto.

Quando ritornarono nel bosco, la ragazza preparò una miscela e sollevarono il capo della principessa per fargliela bere. Come per incanto la principessa aprì gli occhi e sorrise. Mosse le mani e la capannina si inondò di una meravigliosa luce colorata. Harlen era tornata ad essere quella di sempre.

Tutte felici le fate ringraziarono quella dolcissima ragazza che l’aveva riportata in vita e la sera stessa ci fu un gran ballo in suo onore dove le fate si esibirono in canti e balli. La ragazza ritornò nella sua casa felice e soddisfatta per quello che aveva fatto, perché con la sua bontà e generosità aveva salvato la vita di quella creatura così speciale… la principessa delle fate


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Il Libro Magico….

Libro Magico


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Ti Amo….

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Leggenda sulle sirene

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Secondo la mitologia greca le sirene erano dette Nereidi in

quanto figlie di Nereus e delle oceanine:

erano ricche di fascino,

grazia e bellezza;

ognuna di esse presiedeva

ad un mare od a una parte

dell’oceano che ne assumeva in

qualche modo la personalità,

le qualità ed anche a volte

poteva rifletterne l’umore o

il particolare stato d’animo.

Ogni nereide aveva la sua storia,

alcune divennero famose,

altre dopo varie peripezie riuscirono

ad acquistare l’immortalità.

A differenza delle nereidi Tritone,

Glauco e altri mostri marini

furono generati da Nettuno

e Anfitrite Ancora più anticamente

tuttavia le nereidi non venivano

immaginate con la coda

di pesce ma come ragazze con il corpo

di uccello che,

appollaiate in silenzio sulle rocce mediterranee,

aspettavano il passaggio dei naviganti

e li ammaliavano con i loro dolci canti.

Essi dimenticavano mogli,

figli, tutto pur di continuare ad ascoltarle:

finivano tra le onde sugli scogli

dove le loro ossa restavano a biancheggiare.

Si diceva che le nereidi avessero

occhi lucenti come gemme,

corpo di uccelli e artigli da rapaci.

La loro origine misteriosa veniva

collegata al mito di Proserpina,

la figlia della dea Cerere.

Quando Proserpina fu rapita dal dio degli Inferi,

Plutone, le giovani amiche della fanciulla

che avevano l’incarico di vigilare su di lei,

si sentirono in colpa.

Sognarono di avere le ali per estendere

le ricerche sul mare e, ad un tratto,

videro crescere sulle loro bianche braccia,

piume dorate e poi le sentirono trasformarsi in ali.

I piedi graziosi erano diventati zampe con artigli.

Solo la testa era rimasta uguale.

Era la punizione di Cerere?

La madre, pazza di dolore

per la scomparsa della figlia,

aveva saputo dalla fonte Aretusa, c

he sgorgava lì vicino,

che la figlia era ormai seduta a fianco di Plutone,

nelle profondità della terra.

Le fanciulle erano state trasformate in qualcosa

di animalesco ma conservavano

la conoscenza e la memoria

ed avevano avuto in dono l’eternità.

Questa loro memoria sconfinata

del passato le rese insensibili ai sentimenti umani

ma capaci di poteri profetici.

La loro conoscenza illimitata

era per gli uomini incantatoria.

Avvicinandosi alle loro isole

( forse tra Sorrento e Messina )

i marinai avvertivano strane vibrazioni poi

voci ammalianti a cui non potevano resistere,

dovevano seguirle ed era la loro rovina.

Ulisse nel suo lungo viaggio le incontrò ma,

avvisato da Circe,

seppe superare i loro incantesimi.

Con il tempo le Sirene (forse dopo il VII sec. d.C.)

cambiarono aspetto

e le troviamo raffigurate

nella mitologia popolare

come donne con ali e coda di pesce.

Cominciarono allora a nuotare verso altri mari,

fuori dal Mediterraneo,

verso l’Islanda, i mari del Nord,

l’Oceano Atlantico e i fiordi dei Vichinghi.

( da M. Corti, “Il canto delle Sirene”)


LA BELLA ADDORMENTATA NEL BOSCO ( fiaba)

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Tanto tempo fa, in un paese lontano, vivevano re Stefano aurora1.jpg (26738 byte) e la sua graziosa regina. Per molti anni essi avevano atteso un figlio, e finalmente il loro desiderio fu esaudito. Nacque una bambina che chiamarono Aurora, come la dea del mattino, perché riempiva di sole la loro vita. Per festeggiare la sua nascita, diedero una grande festa: su invito del re, cavalieri e dame, cittadini e contadini, tutti vestiti degli abiti migliori e portando doni, andarono a palazzo per vedere la neonata e farle gli auguri. aurora2.jpg (37320 byte) Re Umberto, che regnava sul Paese vicino, arrivò con il suo giovane  figlio, il principe Filippo. I due re sognavano da molto tempo di unire i loro Paesi per mezzo del matrimonio dei figlio, ed in questa occasione annunciarono il fidanzamento della principessa Aurora con il principe Filippo. La festa era al culmine quando, scivolando lungo un raggio di sole penetrato nella Sala Grande, comparvero le minuscole figure di tre fate buone. Agitando le bacchette magiche, volteggiarono sopra i doni esposti, poi si avvicinarono alla culla per offrire i loro doni alla principessa Aurora. “Piccola principessa, il mio dono sarà la bellezza” disse Flora, mentre la sua bacchetta spruzzava scintille di polvere fatata. “Piccola principessa, il mio dono sarà una voce dolcissima” disse Fauna.aurora3.jpg (37615 byte) Ma proprio mentre la terza fata, Serena, stava per offrire alla bimba il suo dono di felicità, una folata di vento spalancò le porte del castello. Vi fu un lampo accecante e Malefica la strega cattiva, comparve in mezzo alla sala, furente per non essere stata invitata ai festeggiamenti. Nel silenzio generale, alzò le braccia e annunciò: “Anch’io farò un dono alla bambina. La principessa Aurora crescerà in grazia e bellezza, amata da tutti quelli che la conoscono. Ma prima che cali il sole sul giorno del suo sedicesimo compleanno, si pungerà un dito con il fuso di un arcolaio… e morirà!” La povera regina prese la sua bimba dalla culla e la strinse forte a sé, come per proteggerla dalle terribili parole della strega. aurora4.jpg (32080 byte) Le guardie circondarono Malefica e le puntarono contro le lance, ma con la sua potente magia ella si circondò di fiamme e scomparve in una nuvola di fumo. Serena, che non aveva ancora offerto il suo dono, agitò rapidamente la sua bacchetta sopra la bimba dicendo: “Re e regina non disperate! Benché non abbia il potere di annullare questa terribile maledizione, posso essere d’aiuto.” Poi, mentre la bacchetta creava magici disegni nell’aria, disse: “Dolce principessa, un fuso ti pungerà il dito, ma non morrai; ti addormenterai e dormirai fino a quando non riceverai il primo bacio d’amore!” Re Stefano, ancora spaventato per la vita della figlia, ordinò che lo stesso giorno tutti i fusi e gli arcolai del reame venissero bruciati. Venne preparato un grande rogo nel cortile, e tutti gli arcolai furono distrutti. Le tre fate non erano certe che questo fosse sufficiente a proteggere la principessa, così persuasero il re e la regina a permettere loro di nascondere la piccola: aurora5.jpg (37889 byte) Esse l’avrebbero portata a vivere in mezzo alla foresta e si sarebbero tutte travestite da contadine. E così per sedici lunghi anni, la principessa, chiamata Rosaspina dalle tre buone fate, crebbe nascosta in una capanna di taglialegna, avendo come compagni gli uccelli e le creature del bosco. In tutto questo tempo, Malefica cercò di trovare la ragazza, ma invano, perché le fate tennero ben nascosti i suoi movimenti. Vissero come comuni mortali, e non usarono mai la magia ne timore che , se lo avessero fatto, Malefica avrebbe potuto scoprirle dal bagliore che essa emanava. 007basket1.jpg (11060 byte) Il giorno del sedicesimo compleanno della principessa, Flora , Fauna e Serena vollero farle la sorpresa di una torta e di un abito nuovo. La mandarono a raccogliere bacche nel bosco, quindi si misero al lavoro per preparare una torta e cucire un vestito. La torta riuscì un disastro e il vestito orribile. “Vado a prendere le bacchette magiche” disse Serena sconfortata. “Sai, penso tu abbia ragione” fece eco Fauna. Con la magia, infatti avevano sempre fatto tutto; non erano molto brave senza di essa. Le bacchette proiettarono raggi di magia colorata per tutta la stanza, e ben presto trasformarono la torta in un capolavoro di pasticceria mentre il vestito diventava una meraviglia. Sfortunatamente, le scintille colorate salirono su per il camino, in alto, sopra la capanna. Il corvo di Malefica, che era a caccia della principessa, vide le tracce magiche e volò dalla sua padrona per riferirle che aveva finalmente scoperto il nascondiglio delle fate. 006sb2.jpg (42182 byte) Nel frattempo il principe Filippo, che per puro caso stava cacciando in mezzo al bosco, udì un dolce canto. Cercando colei che cantava, trovò Rosaspina che danzava con le creature del bosco, e si unì a loro. Cantando insieme, il principe e la fanciulla si innamorarono all’istante l’uno dell’altra. Ma si stava facendo tardi, e Rosaspina doveva andare. “quando potrò rivederti?” le chiese il principe. “Vieni questa sera alla capanna nella foresta” disse la fanciulla. “Sarò là con le mie zie.” E si affrettò verso casa per raccontare a Flora, Fauna e Serena che aveva incontrato un meraviglioso cacciatore e se n’era innamorata. Ma anche le fate avevano delle notizie per lei. “Mia cara, tu sei in realtà la principessa Aurora” cominciò Flora. “E stanotte ti riporteremo a tuo padre, il re Stefano. Devi dimenticare quel cacciatore. Non fa per te.” Tristemente, Rosaspina si lasciò condurre via dalla capanna prima che il principe Filippo vi giungesse. Le fate l’accompagnarono alla sua stanza nel castello, dove si gettò singhiozzando sul letto. 010malnsb.jpg (47934 byte) “Lasciamola sola per un po’” disse Flora chiudendo la porta dietro di sé. “Povera cara”. Re Stefano e re Umberto stavano festeggiando il ritorno della principessa, e brindando alla futura unione dei loro figli e dei loro reami. In quel momento l’arrivo del principe Filippo interruppe le loro fantasticherie. “Padre” annunciò il giovane agitato. “Ho appena incontrato la ragazza che sposerò. Non la principessa Aurora, ma una contadinella.” All’udire ciò, re Umberto s’infuriò col figlio, ma non ottenne nessun risultato; allora supplicò e adulò, ma non ci fu nulla da fare. Il principe Filippo insistette: voleva sposare la fanciulla che amava. E partì al galoppo per incontrare Rosaspina nella capanna del bosco, lasciando suo padre nello sconforto. In tutto quel tempo la principessa era rimasta sola a piangere nella sua camera. Là Malefica entrò trasformata in un anello di fumo, fece una magia alla fanciulla e la condusse in una stanza segreta in cui c’era un arcolaio, l’unico rimasto in tutto il Paese. “Cosa sarà mai?” disse Aurora. Allora udì una voce che ordinava: “Tocca il fuso!” Aurora tese la mano verso il fuso e si punse il dito. Immediatamente cadde al suolo svenuta. Le tre fate la trovarono stesa sul pavimento e la trasportarono nel più bell’appartamento del palazzo. Le tre fatine buone decisero di addormentare tutti nel palazzo e spruzzarono polvere di sonno. Poi volarono via  a cercare il principe Filippo. perché solo lui avrebbe potuto svegliare la principessa. Intanto Filippo arrivato nella casetta nel bosco trovò Malefica ad aspettarlo .018sb13.jpg (31727 byte) Lo imprigionò nel suo castello e lo schernì dicendogli che la sua contadinella non era altro che la principessa Aurora , addormentata nel castello del re Stefano! Aurora era condannata a dormire finchè il suo bacio non l’avesse destata. Le tre fate riuscirono a trovare il principe e lo liberarono. Dopo averlo armato della possente Spada della Verità e del magico scudo della Virtù lo aiutarono ad uscire dal castello di Malefica. Filippo corse al castello e trovò le mura sommerse da una foresta di rovi, mentre Malefica, trasformatasi in un drago che sputava fuoco, stava a guardia del levatoio. sb26.gif (46637 byte)aurora6.jpg (46520 byte) Le fate spruzzarono polvere magica sulla spada del principe: la spada volò diritta al cuore del drago e lo uccise. Cadendo, il terribile animale riprese l’aspetto di Malefica. Il principe giunse quindi dove giaceva la principessa Aurora, la baciò delicatamente…. la principessa si destò, sorrise a Filippo e tutta la stanza si illuminò. sleep3.jpg (20025 byte) Tutta la corte si destò e davanti agli occhi compiaciuti di re Stefano, della regina e di re Umberto, Filippo e Aurora cominciarono a danzare… e vissero da quel giorno felici e contenti!transparent


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